I consumatori europei sono pronti a rinunciare alla carne

L’organizzazione dei consumatori europei BEUC ha pubblicato un report sul rapporto tra i cittadini e la transizione verso il cibo sostenibile. L’indagine si è svolta tra ottobre e novembre 2019 in undici Stati europei, Italia inclusa.

I risultati mostrano che la maggior parte dei consumatori è disposta a ridurre il proprio consumo di carne, in favore di proposte più sostenibili.

Cibo e sostenibilità

Secondo la Commissione Europea, il consumo di cibo è il driver principale dell’impatto ambientale negativo delle famiglie europee, seguito dalla gestione della casa e dai trasporti. I consumatori stanno diventando sempre più consapevoli delle sfide del food system e si informano sui vari aspetti legati al cibo: come viene prodotto, da dove proviene, se fa bene alla salute o all’ambiente. Questo ha portato a un piccolo ma promettente cambio di rotta, con un calo della domanda di carne rossa e un aumento della domanda di cibo biologico.

Il quadro che emerge dalle risposte al questionario evidenzia come la cittadinanza sia pronta a ridurre il proprio consumo di carne, per il benessere proprio e del pianeta, ma che questo necessiti del supporto delle istituzioni, sia dal punto di vista economico che da quello pratico-teorico.

Nel dettaglio, i risultati mostrano che gli intervistati tendono a sottostimare l’impronta ecologica delle proprie abitudini alimentari, anche se sono consapevoli dell’impatto ambientale della filiera agroalimentare. Quasi sempre, “sostenibile” fa ancora rima con “locale, non OGM e senza pesticidi”.

Il 60% dei consumatori afferma che la sostenibilità influenza le proprie scelte alimentari, ma con dei limiti dovuti ai prezzi, alla mancanza di informazioni sui prodotti e di conoscenza in materia. In tanti chiedono che sia resa obbligatoria un’etichetta di sostenibilità sulle confezioni degli alimenti, ma solo il 25% è d’accordo con la tassazione dei prodotti meno inquinanti. In ogni caso, i cittadini si aspettano che l’Europa svolga un ruolo chiave nel promuovere la produzione e il consumo di cibo a basso impatto ambientale.

Meno carne rossa

Due intervistati su tre, soprattutto donne, sono pronti a consumare più cibo vegetale, a scegliere frutta e verdura di stagione e a sprecare meno cibo, a patto di non spendere più soldi.

I prezzi dovrebbero dare il giusto segnale e incentivare il cibo sostenibile, che necessariamente non deve essere il più caro

BEUC – One bite at the time: consumers and the transition to sustainable food 

L’Italia, con il 45% dei consumatori che ha ridotto o eliminato la carne rossa dal menù per inquinare di meno, è il primo paese in Europa a favore dei piatti sostenibili: la scelta proteica si sposta prevalentemente su cibi vegetali (plant-based burger e legumi), mentre non sono visti di buon occhio prodotti a base di insetti o carne coltivata in laboratorio. In uno studio italiano del 2017, il consumo pro capite di carne rossa e processata si attestava intorno ai 450 g alla settimana, mentre per non superare i limiti di sfruttamento del pianeta dovrebbe rimanere entro i 100 g in sette giorni. Va altresì ricordato l’aspetto nutrizionale: la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ente dell’OMS) ha classificato la carne processata (wurstel e affettati) come sicuramente cancerogena e la carne rossa come probabilmente cancerogena. 

Le raccomandazioni

In conclusione, BEUC sottolinea l’importanza di aumentare la consapevolezza pubblica sull’impatto ambientale della filiera agroalimentare. Per farlo, è necessario passare attraverso la produzione di linee guida che uniscano l’aspetto nutrizionale con quello di sostenibilità. Anche la promozione di cibo prevalentemente vegetale è fondamentale, meglio se veicolato attraverso messaggi positivi centrati sull’incremento dei legumi e non sulla riduzione della carne. Di pari passo, si consiglia di offrire un’ampia varietà di opzioni a base di proteine vegetali nella ristorazione a tutti i livelli.

Il prezzo del cibo deve essere equo, e tutti i consumatori devono poter avere accesso ai piatti sani e sostenibili. 

Infine, non si può ridurre tutto a una decisione individuale: i cambiamenti devono partire dai sistemi di produzione e distribuzione che, attraverso prezzi, marketing e canali di distribuzione, di fatto influenzano le scelte alimentari di milioni di europei.


Valentina Taglietti

Food policy manager

Laureata in Biologia applicata alle Scienze della Nutrizione, si occupa di divulgazione ed educazione alimentare. Coordina il progetto MenoPerPiù, nel quale gestisce i rapporti istituzionali e con le aziende, lo sviluppo dei progetti e la comunicazione digitale.