Più legumi sulle tavole danesi: le nuove linee guida pensano anche alla crisi climatica

All’inizio di gennaio, il Governo danese ha emanato le nuove linee guida per un’alimentazione sana e, per la prima volta, anche sostenibile. L’obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra riducendo il consumo di carne e promuovendo verdura e legumi.

I consigli ministeriali

Le linee guida sono uno strumento ministeriale importantissimo perché indirizzano la cittadinanza verso una corretta alimentazione, a casa come nella ristorazione pubblica. Di fatto, decidono come si dovrebbe mangiare per mantenere un corretto stato di salute. Avevamo già parlato del Canada con la straordinaria pubblicazione del 2019 e ora anche in Danimarca viene citato l’impatto ambientale e non solo il valore nutrizionale degli alimenti.

Fanno la loro comparsa i legumi, perlopiù sconosciuti sulle tavole danesi, assieme all’invito di ridurre la carne e aumentare il consumo di verdura.

Nello specifico, il ministero consiglia di mangiare almeno 100 g di legumi al giorno (come suggeriamo sempre anche noi, in base ai dati scientifici) e di non superare i 350 g di carne alla settimana. Una sfida notevole per una cucina, quella tradizionale danese, molto improntata sulle proteine animali. Carne e latticini, ricordiamo, rappresentano una fetta consistente delle emissioni di gas serra di origine antropogenica.

L’impronta carbonica del cibo. Fonte: Poore, Nemecek. Science 2018

In questo momento storico è importante fare un passo in avanti e aiutare i danesi a mangiare in un modo più climate-friendly. Fortunatamente, quello che fa bene a noi fa bene anche al pianeta, è quindi ovvio che le linee guida prendano in considerazione anche la salute terrestre.

Rasmus Prehn, il nuovo Ministro danese dell’Agricoltura.

Che impatto possono avere questi consigli sul bilancio nazionale delle emissioni di gas serra? L’impronta carbonica media della popolazione danese è pari a circa otto kg di CO2 al giorno, che in un anno diventano tre tonnellate: secondo le stime della DTU (l’Università Tecnica della Danimarca), si può arrivare a una riduzione anche del 35% dei gas serra diminuendo il consumo di carne e privilegiando le proteine vegetali. A patto, però, che ci sia una buona risposta da parte della nazione, come sottolinea il Ministro del Clima, Dan Jørgensen: «Non si tratta necessariamente di stravolgere completamente la propria dieta. Anche piccoli cambiamenti individuali possono fare una grande differenza, se siamo in molti a farlo».

La maggior parte dei danesi ritiene che sia importante combattere l’emergenza climatica attraverso il cibo e sei su dieci vogliono mangiare in un modo meno impattante sull’ambiente, riporta il comunicato stampa.

Il sistema delle certificazioni

Le linee guida fanno parte del progetto governativo di ridurre le proprie emissioni del 70% entro il 2030 e coinvolgeranno i consumatori attraverso diverse campagne pratiche e innovative.

Per esempio, per i ristoranti e le mense aziendali il Governo ha pensato a una guida specifica per rivedere i menù alla luce delle nuove linee guida e a un sistema di etichette esplicative per i consumatori. Le certificazioni funzionano come un criterio premiante, evidenziando le mense più virtuose in elenchi facilmente fruibili dai cittadini. Tra i criteri di giudizio troviamo la percentuale di materie prime biologiche, la presenza di cereali integrali, il rispetto del benessere animale e l’adesione alle nuove linee guida. Questi sistemi di valutazione sono prove controllate dallo Stato per certificare la serietà e la competenza di ristoranti e mense: il risultato è incentivare la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile, consapevole e trasparente.

Il sistema di etichettatura danese. Fonte: https://altomkost.dk/

In estrema sintesi, il Governo suggerisce di mangiare poco, vario e soprattutto vegetale: più frutta e verdura, meno carne, più legumi e pesce, più cereali integrali, meno dolci, meno sale, meno grassi (e preferibilmente vegetali) e più acqua. Se ci trovate delle similitudini con le Linee Guida per una sana alimentazione, ci avete visto giusto. Peccato che, nel momento di tradurle in pratica per la ristorazione collettiva, il nostro ministero della Salute sia stato meno efficace.

C’è ancora tanto lavoro da fare, ma l’esempio danese ci mostra come un intervento multi stakeholder possa facilitare nel concreto il passaggio a un’alimentazione sostenibile su scala nazionale.

Come possiamo aiutarvi

Possiamo fare la differenza semplicemente dando una chance ad alimenti più sani e più vantaggiosi, ma manca una spinta aggregativa verso questi comportamenti virtuosi. È qui che entrano in gioco le imprese più lungimiranti: sposando la nostra causa e trasmettendola ai loro dipendenti, innescano un impatto positivo concreto sia sociale che ambientale – in attesa di una presa di posizione ministeriale e, quindi, nazionale.


Valentina Taglietti

Food policy manager

Laureata in Biologia applicata alle Scienze della Nutrizione, si occupa di divulgazione ed educazione alimentare. Coordina il progetto MenoPerPiù, nel quale gestisce i rapporti istituzionali e con le aziende, lo sviluppo dei progetti e la comunicazione digitale.