Domande frequenti
- Cos’è MenoPerPiù?
- MenoPerPiù è il programma che supporta aziende e università nel percorso verso una pausa pranzo di qualità, nutriente e sostenibile.
Attraverso una formula collaudata di formazione blended e comunicazione integrata, ci occupiamo di sensibilizzare sul rapporto tra cibo, salute e crisi climatica. Nelle realtà dotate di servizio mensa, ci occupiamo anche della revisione dei menù in una chiave di benessere e sostenibilità, e dell’aggiornamento degli chef per rispondere alle nuove esigenze dei clienti.
- MenoPerPiù è il programma che supporta aziende e università nel percorso verso una pausa pranzo di qualità, nutriente e sostenibile.
- Perché alimentazione e sostenibilità sono collegate?
- Il cibo rappresenta una delle principali cause e vittime del riscaldamento globale, rendendolo uno tra gli elementi più alla portata di tutti per contrastare la crisi climatica.
Il sistema alimentare genera circa il 35% delle emissioni di gas a effetto serra generate dall’uomo [1], oltre la metà delle quali è causata dalla sola produzione di carne e latticini. Il sistema alimentare intercetta tutti gli SDGs (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite [2]. Scegliere alimenti a basso impatto ambientale non richiede investimenti economici come cambiare automobile o efficientare l’abitazione, ma ha un effetto tangibile sulla società.
[1] Xu, Xiaoming, et al. Global greenhouse gas emissions from animal-based foods are twice those of plant-based foods. Nature Food 2.9, 2021.
[2] FAO. FAO and the Sustainable Development Goals – Achieving the 2030 Agenda through empowerment of local communities. Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO), 2022.
- Il cibo rappresenta una delle principali cause e vittime del riscaldamento globale, rendendolo uno tra gli elementi più alla portata di tutti per contrastare la crisi climatica.
- Perché creare un progetto dedicato alla sostenibilità aziendale?
- L’obiettivo è aumentare la consapevolezza su quello che mangiamo, sensibilizzando sul rapporto tra cibo, salute e crisi climatica e migliorando al tempo stesso la nostra salute e la sostenibilità del servizio di ristorazione.
- Quanto costa?
- La formazione teorica è gratuita, sebbene molte aziende scelgano di sostenere il nostro lavoro attraverso una donazione. Per la formazione pratica in cucina suggeriamo una donazione per coprire i costi vivi della prestazione richiesta. Il progetto è un’iniziativa di Essere Animali ETS, organizzazione non-profit sostenuta da fondazioni internazionali, 5×1000 e raccolte fondi. Puoi scaricare il bilancio annuale qui.
- Come faccio a portare MenoPerPiù nella mia azienda?
- Compila il modulo e ti ricontatteremo senza impegno per studiare la strategia migliore per il tuo specifico caso. Nel frattempo, qui trovi una breve presentazione di MenoPerPiù.
- Mi interessa la sostenibilità aziendale, ma non abbiamo una mensa
- Nessun problema. Possiamo sviluppare un percorso teorico di educazione alimentare e ambientale, online o in presenza, calibrato sulle esigenze della tua azienda.
Ti interessa conoscere tutti i servizi che può offrirti MenoPerPiù?
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ContattaciSei risposte semplici per capire l’importanza di questo progetto
- La carne è davvero un problema globale?
- Sì. Sulla Terra oggi siamo 8 miliardi di persone e saremo 10 miliardi entro il 2050 [3]. Sarà quindi necessario aumentare la produzione di cibo e ridurre il più possibile gli sprechi. Tuttavia, dato che la zootecnia richiede enormi quantità di terra e acqua per l’allevamento e la produzione di mangimi, e considerato che viviamo su un Pianeta di risorse finite, non sarà possibile garantire sufficiente cibo per una popolazione crescente con questi livelli sempre maggiori di consumo di proteine animali. Oggi, nel mondo macelliamo già 80 miliardi di animali (pesci esclusi – che ammontano a oltre 680 miliardi!) [4], che durante la loro vita richiedono enormi quantità di risorse: l’83% di tutte le terre agricole e oltre metà dell’acqua disponibile è destinato alla produzione di carne e derivati [5].
Inoltre, produrre carne è un utilizzo decisamente poco efficiente delle risorse limitate del nostro Pianeta: le stesse potrebbero essere utilizzate per coltivare cereali, legumi, frutta e verdura in abbondanza per tutti. Questo perché gli animali hanno bisogno di nutrirsi per vivere e svilupparsi, e solo una piccola parte del cibo che ingeriscono viene convertita in struttura corporea. Mangiando direttamente il prodotto dei campi, anziché usarlo per allevare animali, si salta un passaggio, quello più inefficiente [6]. Se tutti passassimo ad una dieta a base vegetale, ridurremmo del 75% l’utilizzo globale di terra per l’agricoltura [7].
[3] https://ourworldindata.org/population-growth
[4] https://ourworldindata.org/meat-production#number-of-animals-slaughtered
[5] https://ourworldindata.org/environmental-impacts-of-food
[6] https://ourworldindata.org/grapher/protein-efficiency-of-meat-and-dairy-production
[7] https://ourworldindata.org/land-use-diets
- Sì. Sulla Terra oggi siamo 8 miliardi di persone e saremo 10 miliardi entro il 2050 [3]. Sarà quindi necessario aumentare la produzione di cibo e ridurre il più possibile gli sprechi. Tuttavia, dato che la zootecnia richiede enormi quantità di terra e acqua per l’allevamento e la produzione di mangimi, e considerato che viviamo su un Pianeta di risorse finite, non sarà possibile garantire sufficiente cibo per una popolazione crescente con questi livelli sempre maggiori di consumo di proteine animali. Oggi, nel mondo macelliamo già 80 miliardi di animali (pesci esclusi – che ammontano a oltre 680 miliardi!) [4], che durante la loro vita richiedono enormi quantità di risorse: l’83% di tutte le terre agricole e oltre metà dell’acqua disponibile è destinato alla produzione di carne e derivati [5].
- La carne è collegata alla produzione di gas serra?
- Sì. Gli allevamenti sono responsabili del 15% delle emissioni totali di gas serra riconducibili all’attività umana [8]. Le emissioni derivano soprattutto dai ruminanti come i bovini (vitelli, manzi e vacche da latte) che ospitano nei loro stomaci dei batteri che producono metano, un gas fortemente climalterante [9].
I gas serra presenti nell’atmosfera sono oggi ai massimi storici: non è mai successo in tutta la storia terrestre, infatti, che la CO2 raggiungesse la concentrazione di 423 ppm (parti per milione) [10]. L’anidride carbonica e gli altri gas trattengono il calore irradiato dal sole e fanno aumentare la temperatura globale, potenziando la crisi climatica.
[8] Gerber, Pierre J., et al. Tackling climate change through livestock: a global assessment of emissions and mitigation opportunities. Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO), 2013.
[9] Poore, J., & Nemecek, T. Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers. Science, 2018.
[10] https://www.statista.com/statistics/1091999/atmospheric-concentration-of-co2-historic/
- Sì. Gli allevamenti sono responsabili del 15% delle emissioni totali di gas serra riconducibili all’attività umana [8]. Le emissioni derivano soprattutto dai ruminanti come i bovini (vitelli, manzi e vacche da latte) che ospitano nei loro stomaci dei batteri che producono metano, un gas fortemente climalterante [9].
- Non ci sono tematiche più urgenti da affrontare?
- No, o perlomeno, non solo. Centinaia di studi, tra cui il recente rapporto “Climate Change and Land” del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) [11], sottolineano come il cambio dell’alimentazione verso diete più vegetali sia tra le misure più urgenti e necessarie di mitigazione dei cambiamenti climatici. Modificare la propria alimentazione non richiede particolari investimenti, al contrario di cambiare automobile o fonte energetica, e riguarda tutti almeno tre volte al giorno.
L’alimentazione vegetale ha un’impronta ecologica di appena un quarto rispetto a una dieta con un consumo di carne giornaliero, e se i paesi ad alto reddito (Italia compresa) diminuissero il loro consumo di carne anche solo della metà, il settore agricolo diminuirebbe le proprie emissioni del 61%. Inoltre, un’area più grande dell’Unione Europea potrebbe ritornare al suo stato naturale, con piante selvatiche e alberi in grado di catturare almeno 100 miliardi di tonnellate di CO2 dall’atmosfera entro il 2100. Questo rappresenterebbe un bell’aiuto per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
[11]IPCC. Climate Change and Land: an IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems. Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), 2019
- No, o perlomeno, non solo. Centinaia di studi, tra cui il recente rapporto “Climate Change and Land” del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) [11], sottolineano come il cambio dell’alimentazione verso diete più vegetali sia tra le misure più urgenti e necessarie di mitigazione dei cambiamenti climatici. Modificare la propria alimentazione non richiede particolari investimenti, al contrario di cambiare automobile o fonte energetica, e riguarda tutti almeno tre volte al giorno.
- Se sostituisco la carne rossa con la carne bianca ho risolto il problema?
- No. Oggi nel mondo macelliamo oltre 70 miliardi di polli e tacchini [12], alimentati con mangimi prevalentemente a base di soia. Un così elevato consumo di carne bianca necessità di sempre più terreni per coltivare soia, che a sua volta rappresenta una delle cause principali della deforestazione [13]. Ogni anno perdiamo una superficie di foresta tropicale grande come l’Islanda, il ché comporta anche una perdita di biodiversità e di capacità di assorbire la CO2 dell’atmosfera.
A questo si aggiunge il rischio di zoonosi (ossia, il passaggio di patologie dall’animale all’uomo) e l’inquinamento di aria, acqua e suolo con le deiezioni degli animali, che sono semplicemente troppe da smaltire, a causa del sovraffollamento degli allevamenti intensivi.
[12] https://ourworldindata.org/grapher/animals-slaughtered-for-meat
[13] https://ourworldindata.org/deforestation#beef-soybeans-and-palm-oil-are-the-key-drivers-of-deforestation
- No. Oggi nel mondo macelliamo oltre 70 miliardi di polli e tacchini [12], alimentati con mangimi prevalentemente a base di soia. Un così elevato consumo di carne bianca necessità di sempre più terreni per coltivare soia, che a sua volta rappresenta una delle cause principali della deforestazione [13]. Ogni anno perdiamo una superficie di foresta tropicale grande come l’Islanda, il ché comporta anche una perdita di biodiversità e di capacità di assorbire la CO2 dell’atmosfera.
- La carne è fondamentale in una sana alimentazione bilanciata?
- No. La piramide alimentare della Dieta Mediterranea [14] è basata sugli alimenti vegetali che sono quelli che dovremmo mangiare tutti i giorni – verdura, frutta, cereali, legumi, semi oleosi e olio extravergine di oliva – e che garantiscono anche un adeguato apporto proteico. Man mano che si sale lungo la piramide, si incontrano i cibi di origine animale come formaggi, uova, pesce e carne bianca, che vanno consumati più raramente durante la settimana – ma che se non ci sono, non è un problema per la salute, anzi!
In cima, insieme ai dolci (ebbene sì, biscotti e merendine non sono proprio un toccasana) c’è proprio la carne rossa, cioè quella di manzo, vitello e maiale, che dovremmo limitare e consumare al massimo una volta alla settimana. I salumi [15] e l’alcol [16] invece nella piramide non ci sono nemmeno, perché sono stati classificati come cancerogeni dalla IARC (il ramo dell’OMS che si occupa di ricerca sul cancro).
La posizione in cui compaiono questi alimenti nella piramide la dice lunga sui loro benefici a lungo termine sulla nostra salute – e i vegetali vincono a mani basse!
[14] Willett, Walter C., et al. Mediterranean diet pyramid: a cultural model for healthy eating. The American journal of clinical nutrition 61.6, 1995.
[15] IARC Working Group on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans. Red meat and processed meat. International Agency for Research on Cancer (IARC), 2018.
[16] https://www.iarc.who.int/wp-content/uploads/2018/07/WCR_2014_Chapter_2-3.pd
- No. La piramide alimentare della Dieta Mediterranea [14] è basata sugli alimenti vegetali che sono quelli che dovremmo mangiare tutti i giorni – verdura, frutta, cereali, legumi, semi oleosi e olio extravergine di oliva – e che garantiscono anche un adeguato apporto proteico. Man mano che si sale lungo la piramide, si incontrano i cibi di origine animale come formaggi, uova, pesce e carne bianca, che vanno consumati più raramente durante la settimana – ma che se non ci sono, non è un problema per la salute, anzi!
- Acquistare a km zero è la soluzione migliore?
- No. Comprendendo la produzione, la trasformazione, il trasporto, la distribuzione e il cambiamento dell’uso del suolo, il sistema globale del cibo contribuisce per circa il 35% alle emissioni di gas serra causate dall’uomo [17]. Il trasporto tuttavia contribuisce in misura davvero ridotta [18].
Per la maggior parte dei prodotti alimentari, rappresenta meno del 10% delle emissioni, valore che scende sotto allo 0,5% per le carni bovine. D’altro canto, produzione e cambiamento dell’uso del suolo rappresentano oltre l’80% dell’impronta ecologica della maggior parte degli alimenti.
In generale, le emissioni di CO2 della maggior parte dei prodotti di origine vegetale sono da 10 a 50 volte inferiori a quelle della maggior parte dei prodotti di origine animale. Mangiare carne locale ha un’impronta di carbonio molto superiore a quella di quasi tutto il resto del cibo che mangiamo. Il fatto che gli alimenti siano coltivati localmente o spediti dall’altra parte del mondo ha poca importanza per le emissioni totali.
Per questi motivi la soluzione raccomandata dalla scienza è: più proteine vegetali (per ridurre le emissioni legate alla sfera produttiva) e più scelta di prodotti locali per verdura e frutta (per ridurre le emissioni legate ai trasporti).
[17] Xu, Xiaoming, et al. Global greenhouse gas emissions from animal-based foods are twice those of plant-based foods. Nature Food 2.9, 2021.
[18] https://ourworldindata.org/food-choice-vs-eating-local
- No. Comprendendo la produzione, la trasformazione, il trasporto, la distribuzione e il cambiamento dell’uso del suolo, il sistema globale del cibo contribuisce per circa il 35% alle emissioni di gas serra causate dall’uomo [17]. Il trasporto tuttavia contribuisce in misura davvero ridotta [18].
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