Regno Unito: la National Food Strategy consiglia meno carne e una tassa su sale e zucchero
Nel mese di luglio, una commissione indipendente ha pubblicato un report per ripensare e riformare il food system britannico. Una manovra ritenuta necessaria dal governo del Regno Unito che, nel 2019, ha chiesto a un pool di esperti (capitanati da Henry Dimbleby, businessman nel mondo della ristorazione sostenibile) di trovare una soluzione.
A cosa? Alle conseguenze ambientali delle nostre scelte alimentari e all’obesità dilagante – 1 persona su 3 sopra i 45 anni – che porta con sé numerose patologie e accorcia l’aspettativa di vita.
“Dalla seconda guerra mondiale, l’obiettivo principale del nostro sistema alimentare è stato quello di massimizzare la produzione di cibo economico sopra tutto il resto. Ora questo deve cambiare”
dall’introduzione di the Plan – National Food Strategy 2021

Per farla breve: bisogna mangiare più frutta e verdura e meno sale, zucchero e carne. Niente di nuovo per chi, come noi, si occupa di nutrizione ambientale, ossia di promuovere il cibo che fa meglio a noi e all’ambiente (sì, è lo stesso – per nostra fortuna).
Uscire dal “junk food cycle”
Un punto chiave del lavoro recentemente pubblicato si concentra sul come realizzare tutto questo.
Oltre alla necessaria educazione alimentare, il team di ricerca ha approfondito il discorso delle tasse, domandando alla cittadinanza britannica come avrebbe risposto. La meat tax, si legge nell’introduzione, è da considerarsi fuori discussione per le conseguenze che scatenerebbe a livello socio-politico. Meglio concentrarsi sul nudging, cioè sul suggerire comportamenti più virtuosi, aumentare le proposte plant-based in ristoranti e supermercati, senza però coinvolgere un sistema sanzionatorio. Già la mensa pubblica del Regno Unito aveva intrapreso un percorso in questa direzione.

Diversa è la faccenda per i condimenti: la prima delle dieci raccomandazioni è proprio quella di introdurre una tassa su sale e zucchero, rispettivamente di 6 £/kg e 3 £/kg. L’obiettivo è indurre una riformulazione dei prodotti e al tempo stesso ottenere dei fondi da spendere per garantire frutta e verdura a chi non può permettersele.
Il rapporto sottolinea come l’essere umano sia geneticamente programmato per prediligere cibi ricchi di zuccheri e grassi – e per preferirli a tutto il resto, diventandone dipendente.
La sfida per un food system che garantisca la salute delle persone coincide necessariamente con la lotta al junk food.
Creare un cambiamento a lungo termine
Il food system del futuro, secondo la National Food Strategy, deve quindi centrare questi obiettivi:
- Farci stare bene anziché farci ammalare
- Essere sufficientemente resiliente da resistere a shock globali
- Aiutarci a ripristinare la natura e arrestare la crisi climatica per consegnare un pianeta migliore alle nuove generazioni
- Rispettare le aspettative della cittadinanza riguardo alla salute, all’ambiente e al benessere animale
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