Un terzo di tutte le emissioni deriva dal cibo che mangiamo
A marzo è uscito un nuovo report in cui per la prima volta si fa una fotografia dell’impatto dei sistemi alimentari globali in una finestra temporale di 25 anni.
Un’analisi ad ampio respiro
Lo studio, pubblicato su Nature Food e condotto da un gruppo di ricercatori del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea (JRC) e della FAO, analizza i dati relativi dal 1990 al 2015, un periodo in cui la produzione di cibo è aumentata del 40%.
Il dato più importante che emerge dalla pubblicazione riguarda i gas serra: un terzo delle emissioni globali dipende dalla filiera agroalimentare, e le tonnellate di CO2eq emesse dal settore sono in aumento (+12.5% in 25 anni).
Tuttavia, dato che le emissioni totali (non relative solo al cibo, quindi) in questi anni sono aumentate del 42,5%, la quota delle emissioni del settore alimentare è in realtà diminuita, passando dal 44% al 34%. Lungi da noi l’idea di cantar vittoria: l’umanità si sta comunque comportando come se le risorse terrestri fossero inesauribili.
A gravare sul bilancio, al momento, è soprattutto l’utilizzo del suolo – e tutto quello che comporta – che contribuisce per il 71%, mentre la distribuzione è responsabile del 29% delle emissioni, un dato che sta crescendo, che è destinato a crescere ulteriormente in futuro e sul quale sarà necessario intervenire.

Quali sono le principali criticità emerse dallo studio?
Il food system globale richiede sempre più energia (+15%), e questo ora pesa per un terzo sul conto delle emissioni del settore. Sono aumentate anche le emissioni associate all’utilizzo di solventi per la produzione di pesticidi (+15%) e per la produzione di fertilizzanti (+24%). Sarà importante dedicarsi alla conversione energetica verso fonti rinnovabili e non dimenticare per la strada i Paesi in via di sviluppo, che necessitano di infrastrutture e tecnologie adeguate per affrontare la decarbonizzazione.
Il packaging rappresenta un tasto dolente, poiché costituisce il 5,4% delle emissioni del settore, più dei trasporti (4,8%) e della vendita al dettaglio (4%). Non tutti i cibi hanno lo stesso impatto, però: vino e birra sono responsabili di una porzione significativa delle emissioni relative agli imballaggi, mentre le banane pesano molto sui trasporti.
Un grosso problema è dato dalla catena del freddo (5% delle emissioni): non si tratta solo di un’attività fortemente energivora, ma comporta l’utilizzo di gas fluorurati che danneggiano l’ozono. Si prevede che l’impatto della refrigerazione sia destinato ad aumentare ulteriormente, soprattutto nei Paesi meno industrializzati.
Le emissioni sono determinate dall’utilizzo del suolo, dalle attività industriali e dalla gestione degli sprechi alimentari (che ricordiamo essere un terzo di tutto il cibo prodotto su scala globale). Sono costituite per la metà da CO2, legata alla deforestazione e all’utilizzo di energia, per un terzo da metano (NH4, un prodotto della fermentazione che proviene dagli allevamenti, dalla produzione di riso e dalla gestione di sprechi e rifiuti) e il resto da N2O (concimi e liquami). I gas fluorurati giocano un ruolo minore ma stanno aumentando, dato il loro utilizzo massiccio nei sistemi di refrigerazione.
Uno strumento per costruire il futuro
Questo documento è importante perché mette in luce le criticità di un sistema che verrà messo duramente alla prova nei prossimi anni. Emerge la necessità di decarbonizzare tutta la filiera, di prestare attenzione non solo alla produzione ma anche a quello che succede al cibo una volta che lascia l’azienda.
Quando si parla di sostenibilità alimentare e si lavora per costruire un food system in grado di rispondere alle sfide del futuro, è fondamentale tenere presenti anche questi aspetti per costruire strategie concrete.
I dati di questo report, unico nel suo genere, sono essenziali per progettare azioni di mitigazione efficaci e percorsi di trasformazione verso sistemi alimentari sostenibili. Occhi puntati, dunque, sul pre-vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, che si terrà dal 19 al 21 luglio 2021, a Roma, e sul vertice vero e proprio, fissato a settembre 2021 a New York.